Con #Leparolechesiamo, la scuola che vogliamo, giunge alla terza edizione il concorso per le scuole promosso da Mondadori Education e il Nuovo Devoto-Oli, che quest’anno si arricchisce, con una comunanza di intenti inedita nel settore, della collaborazione di Università Cattolica, per la parte di ricerca scientifica, e di Intesa Sanpaolo, l’ente che più incide oggi nella promozione di iniziative concrete a sfondo sociale.
Come dovrà essere la scuola del futuro? Come potrà formare gli studenti per renderli davvero partecipi di un percorso formativo che conferisca loro le parole, i pensieri e gli strumenti per diventare cittadini a tutto tondo? Dal futuro della scuola dipende il futuro dell’Italia, ma troppo spesso se ne parla senza ascoltare chi la scuola la vive, la frequenta, la fa. #Leparolechesiamo, la scuola che vogliamo è un progetto corale, dove per la prima volta, al di fuori e al di là dei tavoli di concertazione, sono gli studenti a dire la loro. E a fare la differenza.
Volta a scoprire cosa pensano gli studenti della scuola di oggi e come vorrebbero la scuola di domani, arriva oggi a conclusione la prima fase – quella dell’ascolto – del concorso, che ha visto coinvolti 190 ragazzi di quarta superiore in 13 scuole, da Enna a Foggia, da Lecce a Milano, da Prato a Napoli, da Rho a Catania e a Caltanissetta, in un format unico e innovativo – i Future Lab – condotti dai sociologi e dagli psicologi del TraiLab dell’Università Cattolica, che si occupa, con ottica interdisciplinare, di realizzare «azioni trasformative».
Si tratta di 15 laboratori tematici, con un preciso metodo scientifico, orientati alla costruzione di immaginari e progettualità sulla scuola e il suo rapporto con la società. Un percorso a tappe per stimolare negli allievi un’analisi critica del presente (Distopia, fase critica), proporre alternative per superare le criticità individuate (Utopia, fase dell’immaginazione) e individuare gli elementi che permettano di avvicinarsi ai futuri desiderati (Possibili desiderabili, fase dell’implementazione). Un lavoro fatto di immagini, video, testimonianze e racconti, che saranno raccolti in un e-book, dal quale emerge che se da una parte i ragazzi stessi continuano a credere nella scuola come istituzione formativa della loro identità, dall’altra ne percepiscono con sofferenza un distacco dai loro bisogni e desidererebbero una scuola più attuale, più capace di motivarli e di inserirli nella complessità del mondo, più capace di rispetto per i più giovani, per l’ambiente, per chi è in difficoltà.
I risultati di questa inedita survey – la prima analisi qualitativa su un campione così ampio di ragazzi ai tempi del COVID19, che è stato un elemento di forte destabilizzazione – servono ora a elaborare le indicazioni per la seconda fase del concorso, quella della restituzione: una call to action alle scuole di tutta Italia di ogni ordine e grado, che chiama a raccolta gli studenti in una challenge per elaborare un progetto concreto sulla scuola che vorranno, formulato intorno alle tre direttrici fondamentali per uno sviluppo armonioso: innovazione, sostenibilità, inclusione. Un progetto che ribadisce la centralità della scuola nella costruzione di un futuro, offre la possibilità di coinvolgere i giovani di tutte le classi sociali e di tutte le provenienze e mira a colmare il gap che ancora oggi fa sì che gli studenti e i bambini più disagiati partano con il freno a mano tirato nella corsa della vita.
Bambini e ragazzi avranno tempo dal 2 febbraio al 16 aprile per dar vita alle loro proposte. Un board di esperti delle istituzioni coinvolte selezionerà poi i 10 progetti più interessanti, che verranno sottoposti al giudizio della community di Mondadori Education e Nuovo Devoto-Oli. Tra questi, nella terza fase del concorso, quella attuativa, i tre progetti che risulteranno vincitori verranno presentati alle istituzioni scolastiche e, attraverso la ricerca di opportuni finanziamenti, accompagnati alla realizzazione.
Obiettivo primario del concorso #Leparolechesiamo, la scuola che vogliamo è infatti quello di lanciare un segnale forte, con le giuste risorse, per avviare il cambiamento verso la scuola del futuro, dando finalmente voce a chi il mondo della scuola lo abita quotidianamente. Non un mero esercizio di fantasia, ma una concreta possibilità d’azione, un atto di fiducia nei ragazzi e nei loro insegnanti.
«Con questo concorso, arrivato alla quarta edizione, Mondadori Education ribadisce il suo impegno – afferma Paolo Reniero, direttore marketing e digital della casa editrice – al fianco di docenti e studenti nel percorso di innovazione e digitalizzazione della scuola. Dopo un anno particolarmente difficile, abbiamo voluto dare un segnale forte, di fiducia ai giovani, allargando lo sguardo e coinvolgendo prestigiosi partner istituzionali, per una nuova edizione che mette al centro la scuola e chi la frequenta. Abbiamo voluto ascoltare la voce degli studenti, accompagnandoli nell’ideare e realizzare dei progetti concreti che possano contribuire a costruire un domani migliore. Perché la scuola è il nostro futuro e il luogo dal quale ripartire insieme.»
«Nell’impegno di Intesa Sanpaolo – dichiara Elena Jacobs, responsabile Valorizzazione del Sociale e Relazioni con le Università Intesa Sanpaolo – c’è da sempre l’attenzione ai giovani, alla loro formazione e al successivo accesso al mondo del lavoro, elementi entrati a pieno titolo nel nostro Piano di Impresa. Con il coinvolgimento in questa importante iniziativa, anche dal punto di vista progettuale, il Gruppo conferma la propria vicinanza agli studenti con progetti mirati e adatti alle differenti fasce d’età per aiutarli ad affrontare con sicurezza le sfide del futuro e cogliere le opportunità di crescita formativa e personale.»
«L’adolescenza è il momento del progettare, del pensare e del pensarsi al futuro, ma questa apertura al domani non è sempre semplice – dichiara Emanuela Confalonieri, docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione di Università Cattolica – Da qui l’idea di proporre il Future Lab agli studenti. Dal lavoro è emerso che i ragazzi sognano una scuola che li aiuti a individuare i propri interessi e a trasformali in competenze attraverso percorsi più individualizzati. Nei loro progetti propongono corsi di gestione finanziaria, educazione politica, tecnologia, lavori di gruppo sulla “arte di relazionarsi” per superare insicurezze e imparare a rispettarsi. Sollecitare possibili “emergenti” in questa fase delicata e drammatica del nostro convivere sociale non è un lusso, né una fantasiosa perdita di tempo.»